Gli operatori impegnati nelle professioni d’aiuto si trovano spesso ad affrontare profonde crisi psicologiche di demotivazione e stanchezza intimamente legate al loro lavoro. Questo fenomeno, che prende il nome di burnout, colpisce gli insegnanti come gli operatori impegnati nelle cure terminali e meriterebbe un’adeguata attenzione da parte della società italiana.....
Merita davvero di essere letto questo articolo pubblicato su education 2.0
E trovo soprattutto interessante la conclusione...la formazione può costituire un antidoto al burnout.
"Potremmo dunque ripensare le SSIS come luoghi non solo della formazione iniziale ma anche di quella in servizio, in cui un’équipe di supervisione potrebbe avere adeguati strumenti di intervento e divenire un punto di riferimento anche per gli insegnanti già in servizio. In questo modo si potrebbe finalmente arginare il dilagante fenomeno del burnout. Del resto sono già in funzione efficienti meccanismi di supervisione per altri lavoratori impegnati nelle professioni d’aiuto. E quella dell’insegnante è decisamente una professione d’aiuto."
Le SSIS, o altre forme, come i corsi universitari per insegnanti in servizio, possono senz'altro diventare vere e proprie comunità in cui tornare alla teoria per trovare conferme e spunti per l'innovazione didattica, per confrontarsi sulle problematiche, per conseguire strumenti adatti per fronteggiare cambiamenti e nuove sfide educative. Provare per credere!!!!
6 commenti:
Carissima Francesca, concordo pienamente... il corso universitario che stiamo seguendo entrambe è stato per me un'ancora di salvezza in un momento difficile della mia vita professionale... Tornare alla teoria, approfondire nuove tematiche e metodologie, confrontarmi con altri insegnanti in una comunità di costruzione di nuove conoscenze, mi ha dato "nuova linfa", nuovi stimoli e motivazioni per "combattere" il disagio con cui vivevo il mio essere insegnante... La formazione in servizio quindi può essere un antidoto al burnout!
Un abbraccio, a presto!
Manuela
eh sì,mi trovi con te in questa riflessione: una formazione che mette in contatto con altri, ad esempio, solleva da solitudini e stanchezze varie specialmente nella conduzione di progetti o iniziative. Trove che l'articolo punti su alcuni aspetti, ma penso anche che non li risolva in toto. Certo è che, come dici tu, il confronto ci mette di fronte agli altri e quindi non ci lascia soli. Ehi, riprendiamo l'argomento anche in autunno, adesso la stanchezza fisica si fa sentire; per fortuna che ci sono anche i blog ......grazie
ciao Mteresa
Cara Manuela, la mia conclusione "provare per credere" si riferisce esattamente alla nostra esperienza universitaria, che è si è concretizzata nella costruzione di una comunità che riflette, implementa le proprie conoscenze, si confronta e ritorna al proprio lavoro con una consapevolezza maggiore....
Devo dire che il tutto è stato facilitato, secondo me, proprio dalla modalità on-line, modalità che ha permesso a tutte/i di estendere il tempo e lo spazio degli approfondimenti e delle esperienze....e anche di comunicare in modo più libero, proprio grazie allo strumento....
Ti ringrazio Manuela per avermi permesso di parlare di questa esperienza
Un abbraccio e a presto...
france
Maria Teresa, hai concluso con un riferimento importante:per fortuna che ci sono anche i blog!
E torniamo agli strumenti, alla tecnologia che abbiamo a disposizione per comunicare, per riflettere, per condividere...
Buone meritate vacanze per ora, in autunno dovremo proprio riprendere il discorso!
ciao ciao
france
Questo è un argomento delicato e complesso.
Leggerò con calma l'articolo di Bastianon al quale ho dato un'occhiata e poi esprimerò il mio pensiero al riguardo.
Domani prova nazionale e collegio unitario.
Buona notte e sogni d'oro.
Certo è una bellissima idea quella di affidare ad un percorso permanente di formazione il compito di aiutare gli insegnanti a controllare e gestire positivamente i periodi di stanchezza e depressione.
E questa fase finale dell'anno scol. credo sia la peggiore da questo punto di vista.
Almeno per chi sente il peso della responsabilità e sa mettersi in discussione.
La lettura dell'articolo che ci propone Francesca tocca degli aspetti molto interessanti davvero, per esempio mi pare importante quest'idea, che la nostra è una "professione d'aiuto".
Mi piacerebbe approfondire il concetto, probabilmente si farebbe chiarezza sull'essenza stessa del nostro lavoro e anche sulle modalità, i metodi, le startegie, che sarebbero più consoni ad una professione "d'aiuto". Si farebbe chiarezza anche sul fronte più attuale e scottante: la valutazione...
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