All'inizio di gennaio Armando Massarenti, scriveva un intrigante articolo sulla Domenica 24, dal titolo "Cosa sta facendo internet ai vostri neuroni" in cui faceva una disanima delle affermazioni, più o meno provate scientificamente, relativamente alla relazione tra media, educazione e cervello.
In particolare faceva riferimento all'interazione che svilupperebbe creatività e generosità (Shirky), all'azione dei neuroni a specchio attivati dalla visione di immagini e filmati veicolati dal web (Rizzolatti)
Consolante questa affermazione:
"Da questi studi emerge che il learning by doing, l'imparare facendo di deweyiana memoria, magari introiettato attraverso i videogiochi, prepara il cervello alla soluzione di problemi via via più complessi, ed è quindi una risorsa preziosa per l'educazione. Lo si vede bene nei test Ocse-Pisa. I ragazzi che fanno uso delle tecnologie informatiche tendono ad avere risultati migliori, non tanto per il vantaggio tecnologico in sé, ma per il tipo di abilità "aperte" che sono in grado di sviluppare."
Ancora, nell'articolo si ricompone il dilemma nativi e immigrati digitali: ad ogni età il nostro cervello è plastico e pronto a rimodellarsi.
Una seconda ricomposizione viene offerta da Henry Jenkins in Culture partecipative e competenze digitali (Guerini) – «multitasking e attenzione non dovrebbero essere viste come forze opposte tra loro. Dovremmo, piuttosto, pensare a esse come abilità complementari, entrambe usate dal cervello in modo strategico per affrontare in maniera intelligente i limiti della memoria a breve termine». Nella storia umana, del resto, siamo stati sia «contadini», cui è necessaria un'attenzione focalizzata, sia «cacciatori», capaci di «scansionare un territorio complesso alla ricerca di segni e indizi per capire dove le sue prede siano nascoste». «Per secoli, le istituzioni scolastiche sono state strutturate per creare "contadini"», osserva Jenkins.
In conclusione dell'articolo Massarenti presenta una non proprio nuova opzione di sviluppo delle nostre capacità di base, la cosiddetta "opzione click" per dirla conAntonio Battro e J. P. Denham (Ledizioni). Facoltà condivisa con primati e altri animali…che i cuccioli d'uomo saranno pronti ad usarlo per aprire nuovi mondi, affrontare sfide e inediti problem solving, continuando a rimodellare il proprio cervello per i cent'anni che si aspettano di vivere.
Oggi riprende l'argomento, sempre sullo stesso giornale, Roberto Casati con questo articolo
Computer in aula? Con cautela
in cui contrappone, ad ogni punto, argomentati suggerimenti improntati appunto alla cautela...verso facili entusiasmi, repentini cambiamenti metodologici o pericolose sfide tra insegnanti e strumenti tecnologici…
L'analisi prosegue all'interno della didattica: interessanti indicazioni sull'uso attivo di Wikipedia. per non subire le fonti, ma contribuire a editarle, per assumere punti di vista improntati alla riflessività e alla selezione responsabile dei dati.
Un suggerimento illuminante: il mese della lettura (forse basterebbe una settimana ogni quadrimestre) sospendendo qualsiasi altra attività didattica.
Infine una segnalazione importante, il sito dell'Indire che cerca di raccogliere le buone pratiche della scuola italiana.
Per partire da ciò che si fa, per condividere, per essere in Rete!
In particolare faceva riferimento all'interazione che svilupperebbe creatività e generosità (Shirky), all'azione dei neuroni a specchio attivati dalla visione di immagini e filmati veicolati dal web (Rizzolatti)
Consolante questa affermazione:
"Da questi studi emerge che il learning by doing, l'imparare facendo di deweyiana memoria, magari introiettato attraverso i videogiochi, prepara il cervello alla soluzione di problemi via via più complessi, ed è quindi una risorsa preziosa per l'educazione. Lo si vede bene nei test Ocse-Pisa. I ragazzi che fanno uso delle tecnologie informatiche tendono ad avere risultati migliori, non tanto per il vantaggio tecnologico in sé, ma per il tipo di abilità "aperte" che sono in grado di sviluppare."
Ancora, nell'articolo si ricompone il dilemma nativi e immigrati digitali: ad ogni età il nostro cervello è plastico e pronto a rimodellarsi.
Una seconda ricomposizione viene offerta da Henry Jenkins in Culture partecipative e competenze digitali (Guerini) – «multitasking e attenzione non dovrebbero essere viste come forze opposte tra loro. Dovremmo, piuttosto, pensare a esse come abilità complementari, entrambe usate dal cervello in modo strategico per affrontare in maniera intelligente i limiti della memoria a breve termine». Nella storia umana, del resto, siamo stati sia «contadini», cui è necessaria un'attenzione focalizzata, sia «cacciatori», capaci di «scansionare un territorio complesso alla ricerca di segni e indizi per capire dove le sue prede siano nascoste». «Per secoli, le istituzioni scolastiche sono state strutturate per creare "contadini"», osserva Jenkins.
In conclusione dell'articolo Massarenti presenta una non proprio nuova opzione di sviluppo delle nostre capacità di base, la cosiddetta "opzione click" per dirla conAntonio Battro e J. P. Denham (Ledizioni). Facoltà condivisa con primati e altri animali…che i cuccioli d'uomo saranno pronti ad usarlo per aprire nuovi mondi, affrontare sfide e inediti problem solving, continuando a rimodellare il proprio cervello per i cent'anni che si aspettano di vivere.
Oggi riprende l'argomento, sempre sullo stesso giornale, Roberto Casati con questo articolo
Computer in aula? Con cautela
in cui contrappone, ad ogni punto, argomentati suggerimenti improntati appunto alla cautela...verso facili entusiasmi, repentini cambiamenti metodologici o pericolose sfide tra insegnanti e strumenti tecnologici…
L'analisi prosegue all'interno della didattica: interessanti indicazioni sull'uso attivo di Wikipedia. per non subire le fonti, ma contribuire a editarle, per assumere punti di vista improntati alla riflessività e alla selezione responsabile dei dati.
Un suggerimento illuminante: il mese della lettura (forse basterebbe una settimana ogni quadrimestre) sospendendo qualsiasi altra attività didattica.
Infine una segnalazione importante, il sito dell'Indire che cerca di raccogliere le buone pratiche della scuola italiana.
Per partire da ciò che si fa, per condividere, per essere in Rete!
Articoli davvero interessanti, da condividere appunto...
(per le foto esplicative rimando ad Aurora :) )
(per le foto esplicative rimando ad Aurora :) )
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