sabato 25 febbraio 2012

STORIA DEL MONDO IN 7 MINUTI

Segnalato qualche tempo fa dalla inesauribile Annarita, riporto qui per diffonderlo ulteriormente, questo straordinario filmato che, in 7 minuti, raccoglie la storia del mondo, dalla sua origine fino alla comparsa dell'uomo.
Da 15.000 anni fa fino ai giorni nostri la storia dell'uomo viene rappresentata attraverso una efficacissima timeline...insomma, si può facilmente intuire la valenza didattica della risorsa.

Nello stesso post, Annarita segnala la fonte della risorsa, un sito altrettanto efficace WORLD HISTORY FOR  US ALL, consultatelo!

domenica 19 febbraio 2012

RACCOLTA...MOLTO INCOMPLETA DI RISORSE PER LA DIDATTICA




La settimana scorsa sono stata contattata da una collega che mi chiedeva qualche link interessante da utilizzare con la LIM.
La richiesta ha subito attivato un progetto che era latente da molto tempo e che, per motivi vari, tra i quali l'effettiva utilità, era sempre rimasto in incubazione...
In questi giorni sono riuscita a realizzarlo, seppure in forma molto incompleta, modificabile e migliorabile, in puro stile web 2.0...una raccolta di risorse, selezionate e provate sul campo, da utilizzare a supporto della didattica disciplinare...
Ora lo condivido e aspetto vostri suggerimenti!

mercoledì 15 febbraio 2012

IT'S A BOOK



Un regalo per i nostri bambini, un adorabile book illustrato da Lane Smith, che mette in luce la semplicità e la attualità del libro...il normalissimo libro di carta, che ci trasporta nel virtuale senza mouse, wirless, link, .......

venerdì 10 febbraio 2012

Living and learning whit new media

Dalla rivista Bricks, segnalo questo interessante articolo di Marina Micheli sull'apprendimento informale e media digitali 
di cui riporto qui la parte riferita ai risultati di una estesa ricerca etnografica sulla vita digitale dei giovani.

“Hanging out, Messing Around e Geeking out”: la scoperta dell’apprendimento informale con i media digitali
Una delle ricerche che mi hanno avvicinato al dibattito accademico statunitense, che penso sia rilevante anche per comprendere il significato dei progetti di cui parlerò più avanti nell’articolo, si chiama Digital Youth Project. Si tratta di un’estesa ricerca etnografica, la più grande con questa metodologia, sul tema del rapporto dei giovani con i media digitali e la comunicazione mediata. Circa 800 fra bambini e ragazzi sono stati osservati per lunghi periodi (online o nei centri di dopo scuola) e intervistati in merito alle loro pratiche quotidiane d’uso dei media. Alla ricerca hanno partecipato 28 studiosi, la maggior parte delle Università di California di Berkley e Irvine, coordinati dalla Prof.ssa Mimi Ito, che si definisce “antropologa dell’uso della tecnologia”.
Il lavoro è confluito nel volume intitolato “Hanging out, messing around e geeking out: living and learning with digital media” scaricabile gratuitamente online
Il libro descrive estensivamente le pratiche di partecipazione con i media digitali di bambini, adolescenti e giovani americani. 
Dai risultati (non sorprende) emerge che la maggior parte dei ragazzi usa la rete per “hanging out with their peers ovvero stare in contatto con gli amici, soprattutto quando non è possibile farlo fisicamente. Tuttavia questo non esclude altri modi di partecipare, al contrario può esserne il presupposto. Nel volume sono infatti descritte forme meno diffuse ma più intense di interazione con la tecnologia, come l’esplorazione autonoma, su prove ed errori e sui feedback ottenuti online, del funzionamento di programmi e tecnologie (“messing around”). Ad esempio, si racconta di Derrick,16enne domenicano che vive a Brooklyn, che senza alcun supporto da amici e famigliari recupera informazioni online su questioni tecniche, come inserire una scheda audio nel proprio computer, e diventa per gli amici l’esperto di riferimento. La pratica di ”messing aroundsembra trascendere le barriere socio-economiche. Anzi, spesso sono ragazzini di famiglie working-class che in modo autonomo si ingegnano con le tecnologie e ottengono benefici in termini di apprendimento, fiducia in sé stessi e talvolta anche professionali o economici.

Nel volume è descritta anche una forma di partecipazione più intensa, strettamente correlata agli interessi dei ragazzi, in cui la rete viene sfruttata per partecipare e attingere conoscenza in comunità di interesse (“geeking out”). Qui ha luogo quello che gli autori definiscono “youth-driven peer-based learning“, i ragazzi acquisiscono conoscenze in un campo specifico in collaborazione ad altri pari. Si tratta soprattutto di comunità di “fan” come quelli che si radunano nei siti web dedicati ad Harry Potter che, fra le altre cose, estendono la trama originale scrivendo, valutando e organizzando collaborativamente nuove storie.
I ricercatori affermano che queste forme di partecipazione sono importanti occasioni di apprendimento, che nascono da attività ricreative e sociali, la cui rilevanza non può essere sottovalutata. 

Soprattutto da genitori, educatori e pubbliche istituzioni...

mercoledì 8 febbraio 2012

STOP-MOTION che passione!





Documentazione didattica sulla produzione di film di animazione con la tecnica dello stop motion, a cura di Adriana Sartore, referente del progetto multimedialità della Direzione Didattica di Cassola (VI).


Un bellissimo esempio di integrazione tra vecchia e nuova tecnologia, tra vecchi e nuovi materiali, tra vecchi e nuovi linguaggi espressivi...il tutto per crescere insieme in consapevolezza e senso critico...
Un bellissimo esempio anche di condivisione per la crescita collettiva!

Aggiornamento 12.2-Annarita scrive:
"Il passo uno (stop-motion in inglese) è una tecnica cinematografica che è stata usata, ad esempio, in capolavori del calibro di Cabiria di Fellini. Anche King Kong del '33 ha utilizzato, in molte scene, questa tecnica, con il pupazzo di KK animato in stop-motion, come pure altri film di successo."

domenica 5 febbraio 2012

LAVORARE INSIEME: ovvero attivare la zona di SVILUPPO PROSSIMALE

Bambini della stessa età...che lavorano insieme, in gruppo, intorno un progetto.
Stanno imparando insieme, mettendo in comune le loro conoscenze e competenze, stanno approfondendo i loro concetti sulla foresta pluviale, incrociando elementi di meteorologia, di botanica, di climatologia, di etologia e di antropologia...implementano con conoscenze di geografia astronomica...insomma un vero e proprio appredimento che avviene, per ogni componente, in maniera adeguata al proprio ritmo di sviluppo.

Sviluppo che considera non solo le funzioni già maturate, non solo il livello attuale, ma anche l'area di sviluppo prossimo.
In che cosa consiste esattamente la zona di sviluppo prossimale, ci viene spiegato , in maniera molto chiara e semplice, dal padre del concetto, lo psicologo russo Lev Semenovic Vygotskji
"...questa disparità tra l'età mentale o livello di sviluppo attuale, che è determinato attraverso problemi risolti indipendentemente, e il livello che il bambino raggiunge nella soluzione di problemi non da solo, ma in collaborazione, determina l'area di sviluppo prossimo."
Successivamente lo scienziato precisa:
"...si è detto che in collaborazione il bambino può fare sempre di più che da solo. Ma dobbiamo aggiungere: non infinitamente di più, ma solo entro certi limiti, strettamente definiti dallo stato del suo sviluppo e dalle sue possibilità intellettive.
In collaborazione, il bambino è più forte e intelligente che nel lavoro indipendente, arriva a un livello superiore di difficoltà intellettive da lui risolte, ma vi è sempre una distanza, determinata da regole strette, che definisce lo scarto tra il lavoro indipendente e il lavoro in collaborazione...."


Come ben comprendete, ho rispolverato l'immenso testo di Lev S. Vygostskji "Pensiero e linguaggio", che sa fornirci attualissime analisi sulle interazioni avvenenti tra didattica (nel senso dell'agire dell'insegnante) e neuroscienze (ovvero ciò che avviene nelle aree cerebrali specifiche).

Principi basilari che giustificano e supportano la nostra organizzazione didattica, poichè è importante sapere il perchè, meta-conoscere la ricaduta delle nostre azioni professionali, non solamente nel campo delle relazioni e della socialità (e non sarebbe poco!), ma anche nel campo specifico dell'apprendimento.

Tenere presente l'area di sviluppo prossimale di ogni bambino, ci costringe a pensare in maniera più specifica a quanto proponiamo,  ma soprattutto a come lo proponiamo, cercando di immaginare anche la nostra azione, il nostro essere, il nostro porci a loro, come uno strumento, un aggancio, un supporto costante per i nostri alunni che stanno sviluppando gradualmente le loro competenze.

In merito a questa tematica vi invito a leggere la meravigliosa narrazione-riflessione che trovate sul blog Neuromancer, che mi ha fornito l'input per l'approfondimento.